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GLI ANIMALI CHE NOI SIAMO

Aggiornamento: 2 mar 2023

Ho vissuto per qualche mese in una fattoria. C’erano due asinelli, mamma Matilda e suo figlio Merlino, di un anno. Nel frattempo si notava che il ventre di Matilda si gonfiava sempre di più. Matilda e suo figlio erano stati adottati, quindi no ci si aspettava una gravidanza.


Il veterinario ci confermò che Matilda era incinta: eravamo dunque felicemente in attesa di una nuova nascita. Presto nacque il bellissimo e morbidissimo Sole, nella calma di un pomeriggio intorno alle 16.00.


Quante scene dolcissime vedevano i miei occhi: il piccolo era sempre vicino alla madre che lo proteggeva in ogni momento, teneva d’occhio tutto... soprattutto i due maiali senesi che non gradiva per niente, anche se loro correvano per giocare.


Dopo i primi giorni pensammo di tenere separato il fratello grande da sua mamma e dal fratellino per facilitare l’allattamento e per proteggere la delicata e preziosa simbiosi in corso.


Durante le prime separazioni, il fratello ragliava dal suo recinto appena vedeva un umano passare, perché voleva tornare vicino alla sua mamma e così, per qualche ora della giornata veniva ricreata la riunione del nucleo familiare asinino, giusto il tempo di qualche contatto: bastava la presenza attenta e la vista della mamma asina a tranquillizzare l’animo di Merlino.


Merlino non era geloso di Sole , non richiedeva altro latte alla mamma per emulare il fratellino e forse, pensai, voleva fare solo la parte del fratello maggiore in mancanza del papà.

L’appuntamento più avventuroso ed emozionante era lo spostamento della famigliola degli asini dal recinto dove dormivano, al recinto esterno soleggiato, più spazioso, ma non esattamente accanto al primo.




La sequenza dei movimenti prevedeva: aprire un portellone e far uscire il piccolo in modo che la mamma lo seguisse immediatamente senza opporsi più di tanto alla breve camminata, superare un ostacolo cioè un piccolo rialzo fatto con un ascia di legno dove poteva essere facile inciampare con gli zoccoli, camminare su un tratto di pavimentazione rossastra che diventava scivolosa quando pioveva e sul quale erano appoggiati in un angolo tanti sacchi di pane secco, una vera leccornia per gli asini!


La premura e la prudenza del primo giorno in cui mamma Matilda doveva camminare sul pavimento bagnato è stata indimenticabile: osservava quel colore diverso dal solito, rosso lucido e più scuro, appoggiando timidamente i suoi zoccoli a terra, avvicinava il muso a terra e ruspava un po’ con lo zoccolo per capire la stabilità della terra; dopo le prime giornate piovose, fiera e tranquilla attraversava quel breve tratto per uscire dal recinto coperto e guidando la piccola carovana coi suoi figli.


In giornate normali però, anche quando un bel sole attendeva tutti gli asinelli fuori dalla stalla e lo sguardo lo sguardo protettivo di Matilda verso Sole si era un po’ allentato, la mamma non si incamminava con sicurezza e slancio verso l’esterno del recinto.


E’ proprio in quei momenti che la relazione uomo - animale si fa più intensa e stretta perché comincia un dialogo silenzioso tra intenzioni, volontà e possibilità. Un dialogo tra posizioni e determinazioni diverse: io voglio che tu vada là, tu vuoi restare dove sei a goderti e annusare altro.


Si può tenere saldamente la longhina tra le mani, ma quando un asino non si vuole spostare di un millimetro, non è sufficiente la corda che lo lega all’umano. Allora iniziano una serie di movimenti, patteggiamenti con parole e carezze, che portano in ultima ratio a prendere un pezzo di pane o una carota, per dirigere l’asino nella direzione voluta, ma con un senso di ‘sconfitta’ e cedimento alla caparbietà dell’asino.

Mentre Sole cresceva con quel pelo vaporoso davanti agli occhi che sembrava un punk, mi rendevo conto che abitare in una fattoria, a stretto contatto con equini, capre e cani, è un'esperienza che ti spoglia.


Ti spoglia da zimbelli e comodità e anche da abitudini sulla gestione e ancor prima, sul concetto di casa perché la tua casa è condivisa con altri esseri viventi che porgono il ‘buongiorno’ con ragli, nitriti e belate ... con qualsiasi condizione meteo, stagione e programma personale nella veloce vita quotidiana della società digitale imperante.


In fattoria, c’è un altro ritmo, così distante dalla tecnologia e in un qual modo, alla base di tutto: carriole di fieno da riempire di escrementi di erba, che quasi non puzzano come quelle degli umani, sempre pronte ad essere alzate, sollevate, svuotate e ribaltate, spazzole e brusche per pulire e massaggiare il corpo degli asini.


Ci Vuole PRESENZA a se' stessi, ASCOLTO di sé e SPAZIO VUOTO MENTALE per DEDICARSI totalmente a quei momenti di scambio con l’animale. E’ una cosa semplice? NO.

L’asino interpella, stuzzica e sfida la volontà profonda dell’umano: l’umano deve imporsi senza imporsi per farlo muovere, senza forza e senza ansia perché creerebbe in loro solo paura e allontanamento.


Carote, mele, pane secco sono tutti agevolatori, ma la comunicazione senza strumenti intermediari è un punto importante della relazione uomo-animale in cui echeggia l’antico patto uomo - Natura.


Gli animali non hanno maschere, non hanno una personalità costruita e sovra costruita nel tempo come le persone, che da adulti si trovano a fare un lavoro esfoliante su di sé; manifestano semplicemente la loro indole naturale.


L’umano deve operare a ritroso un processo di svuotamento, un alleggerimento mentale, una semplificazione e armonizzazione di posture e gesti, per fare in modo che la comunicazione si stabilisca da cuore a cuore e sia efficace.


Il subconscio viene interpellato in questa attività: se in strati profondi di sé stessi c’è insicurezza, timore, un senso zoppicante di auto-efficacia, sarà molto difficile dirigere l’asino dove vogliamo, che ha un carattere dolcissimo, ma anche una mole pesante e un’intelligenza cocciuta.


L’asino è curioso e di indole docile, testardo perchè molto intelligente, ricerca anch’esso il contatto e il gioco con l’umano, ma accompagna a scoprire e indagare i ritmi più lenti che servono per stabilire una connessione costruttiva tra il corpo e la mente.


Serve ‘’un’imposizione’’ dolce che anela alla reciprocità per fare una passeggiata con l’asino sui prati di erbetta verde. Servono coccole e calma anche quando non si ottiene ciò il comportamento che si vuole dall’animale. E poi c’è il bello di rendere utili gli avanzi di cibo: si condividono bucce di frutta e verdura ed è perfetto per la collaborazione di erbivori e umani vegetariani.


Servono determinazione e concentrazione. La mia convinzione e attenzione al risultato erano saldi e ho trovato la collaborazione di tutti gli animali.

Invito a vivere direttamente incontri ravvicinati con gli odori, gli occhioni e il pelo degli animali.

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